La fiaba: tra territorio e fantasia…

“Mentre stavo scrivendo una piccola introduzione riguardo ai miei scritti, mio nipote Iacopo ruppe il silenzio con una richiesta di chiarimento: “zia Maria quando inizi a scrivere una favola a chi dai la precedenza, nei tortuosi cunicoli del tuo fantasticare: al territorio da descrivere o alla favola da inserire nel contesto?” Gli risposi” Sempre al territorio, è lui che mi suggerisce il racconto”. Il ragazzo mi parve poco convinto della risposta così stringata allora compresi e la ampliai con una chiara descrizione pensando alla mia infanzia: “Il tuo trisavolo, cioè mio papà, mi lasciò in eredità una frase che ripeteva spesso quando mi insegnava ad osservare ciò che mi circondava in quel momento: “Maria ricordati che gli occhi, la mente e il cuore sono una formidabile macchina fotografica, basta solo mettere a fuoco l’obiettivo su ciò che più ti emoziona e schiacciare il pulsante dello stupore, nella tua mente si imprimono le immagini per sempre” . Mio nipote sorrise per l’originale chiarimento e continuò il suo interrogatorio: “Riguardo alle fiabe da raccontare ai bambini deve essere difficile suscitare in loro curiosità anche di conoscere il territorio descritto, come ci riesci?”

Gli risposi:” È vero che le difficoltà esistono ma si possono superare facilmente se diamo via libera al bambino che sta dentro di noi, imprigionato sotto la crosta indurita dalle vicissitudini accumulate nell’arco della vita, si chiama retrocessione nel tempo, l’inventiva si fa spazio da sola e come per magia ci si trova nel contesto della favola e dell’immaginifico mondo dei personaggi, tutti lo possono fare…”

Maria Nicolodi